L’obbligo di restare a casa e la chiusura dei ristoranti sembra aver avuto qualche effetto positivo sulle abitudini di 11.000 cittadini di 11 paesi: hanno mangiato più frutta e verdura e in generale alimenti più sani, hanno rinunciato a molti dei pasti pronti cui erano abituati, hanno ricominciato a cucinare, hanno sperimentato nuove ricette più salutari e hanno sprecato di meno. A curiosare nelle abitudini di un’umanità costretta a vivere in quarantena hanno pensato i ricercatori dell’Università di Anversa, in Belgio, che hanno chiesto agli abitanti di Australia, Belgio, Cile, Uganda, Grecia, Brasile, Canada, Irlanda, Olanda, Francia e Austria che cosa avevano mangiato nelle settimane comprese tra il 17 aprile e il 7 maggio, ricevendo in molti casi risposte che denotavano entusiasmo per la rinuncia ai pasti preconfezionati da scaldare nel microonde, agli snack, al cibo da asporto preparato dai ristoranti. In circa la metà dei paesi gli snack pieni di sale e zuccheri hanno subito un brusco calo, anche se spesso rappresentano il cibo di conforto che si consuma volentieri nei momenti di stress. Però, questa volta la rassicurazione è stata cercata altrove e, soprattutto, in ciò che è stato preparato in casa, attività che ha aiutato a impegnare il tempo e che si è vista, indirettamente, anche dal balzo delle vendite di farina e lievito, registrato ovunque. Secondo gli autori, un fattore che può avere avuto un ruolo, oltre alle oggettive difficoltà dovute alla chiusura degli esercizi pubblici, è stata la preoccupazione per la salute: molte persone hanno cercato di avere una dieta più sana, convinte che ciò costituisse comunque una misura preventiva. Un altro elemento probabilmente è stato il fatto di dover pianificare la spesa, concentrando in poche uscite l’acquisto del necessario: una razionalizzazione che da una parte ha favorito acquisti qualitativamente migliori, dall’altra ha contribuito a diminuire gli sprechi - www.ubiobe.it #ubiobe #ubiobecommunity
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